Palazzo Kechler
Udine si trovò a vivere un avvenimento di rara importanza per la sua storia, in quanto mai si era potuto ammirare una costruzione neoclassica di tale fascino e fattura.
Edificio su tre piani, dalla maestosa ed elegante struttura architettonica, il palazzo, la cui facciata un tempo risultava intonacata in solido marmorino, mostra a piano terra un robusto portico architravato retto da pilastri, si apre nella parte centrale, per un’altezza di due piani, in una loggia timpanata con colonne ioniche ed è percorsa orizzontalmente da una fascia con greca in bassorilievo tra il secondo e terzo ordine di finestre. Un motivo a dentelli completa la linea del tetto e quella del frontone. Le decorazioni a stucco, che rendono ancor più sfarzosa la facciata sono tutte opera di Giulio Luccardi, fratello del più celebre Vincenzo Luccardi, scultore gemonese.
I lavori cominciarono nel 1833. Firmatario del progetto, insieme a Pietro Antivari, fu “Pietro Salvador Cappo Muraro” al quale spettò il compito di dirigere l’opera dei muratori e degli scalpellini, mentre il coordinamento dei lavori fu affidato di Giovanni Battista Bassi (1792-1879), professore di matematica e disegno architettonico alle R. Scuole Inferiori di Udine. Rispetto al progetto originale dello Jappelli, in fase d’attuazione furono apportate alcune modifiche, quali la rinuncia alle statue previste all’estremità del tetto e ai lati del frontone (quattro in tutto), la mancata realizzazione, nel frontone, di altre statue e di un fregio con putti danzanti e la presenza, invece non prevista, di un fregio con festoni e frutta che corre a ridosso del sottotetto.
Non meno signorile doveva apparire l’interno, che ancora oggi conserva alcune delle raffinate decorazioni originali. Nella sua prima versione, prima delle modifiche del secolo scorso, dal portone d’ingresso si accedeva ad uno sfavillante atrio, le cui sei porte immettevano o in uno spazioso scalone, o acconsentivano l’accesso a scrittoi, magazzini e negozi per il commercio di pelli, canapi, tele e stoffe. Con vetrine sotto il porticato, furono i primi negozi di tal genere aperti a Udine, servendo così da esempio per molti altri negozianti.
Salendo al piano nobile si ritrovano la distribuzione delle tipiche case aristocratiche veneziane, con un salone centrale a fare da riferimento per tutte le altre stanze. Riccamente decorato con motivi – racemi, losanghe, rosoni - a chiaro scuro in finto stucco, dipinti ed un fregio con trofei e ornamenti vari, rivela le capacità artigiane di artisti quali il già citato Giulio Luccardi e del pittore di fioristica Giovanni Pontoni di Udine. Tre porte concedono l’ingresso al loggiato della facciata, la cui volta a botte è ricoperta da racemi pure monocromi. A sottolineare l’importanza che assume la presenza dello scultore gemonese durante i lavori del palazzo, sono le parole di Antonio Picco, autore, nella dimora degli Antivari, di decorazioni parietali costituite da motivi figurativi fantastici e bizzarri, meglio conosciute come “grottesche”: “[…] tutte gli ornamenti in istucco, tanto nella parte esteriore di questo palazzo come dell’interno, sono modellati dal Giulio Luccardi, che diresse ed eseguì tutto il lavoro decorativo, dell’atrio, della loggia e di molte stanze secondarie”. Ma è nel loro complesso che gli interni di questo palazzo risultano raffinati ed eleganti, come le stanze in cui primeggiano le decorazioni in stile orientaleggiante, fatte di sottili colonne dorate e leggeri archi a sesto acuto, oppure i lampadari che scendono con magnificenza da soffitti a cassettoni interamente abbelliti da dipinti e stucchi raffiguranti fiori e animali fantastici.
Grottesche a colori con figure zoomorfe in stucco dorato e ghirlande che si ripetono anche nei riquadri delle porte e dei mobili, costituiscono la decorazione del “tinello”, che conserva ancora il mobilio originale stile impero, progettato con il palazzo.
Comunicante ad esso, una camera da letto, dal soffitto ancora a grottesche monocrome, è divisa a due terzi da quattro colonnine binate e due semicolonnine con capitello corinzio che sorreggono tre archi a sesto acuto (tutto in legno). Tale particolare articolazione, che si deve ai disegni del G.B. Bassi, separa la zona alcova, con soffitto a tre false cupole decorate con coppe, fiori, uccelli ed un piccolo cocchio di Venere, dal resto dell’ambiente.
In una terza camera, sul lato opposto del salone, sotto un soffitto cupolato, tra cornici in stucco bianco, scorre una bella fascia decorativa, coloratissima, con girali di fiori ed animali che delimitano tondi tondi con romantiche visioni paesaggistiche. Alle pareti sono affissi due dipinti su tela: una scena idillica del tempo del fiorentino Andreotti e una pittura di S. Bruzzi.
Tra gli altri decoratori che lavorarono al palazzo, e che oggi ci permettono di ammirare tale splendore, bisogna ricordare Tommaso Turk, l’udinese Giuseppe Del Negro, cui si devono i soffitti del salone, Ferdinando Simoni e Luigi Stella.
Tratto da https://www.palazzokechler.it/italiano/il_palazzo.php
Casa Cavazzini è la sede del Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Udine.
Tra le sue collezioni sono da segnalare in particolare le opere dei fratelli udinesi Dino, Mirko e Afro Basaldella, artisti tra i più significativi del Novecento nel panorama italiano. Il Museo espone inoltre la collezione Astaldi, con alcuni capolavori di artisti di fama internazionale, e la Collezione FRIAM che comprende 113 opere realizzate da nomi di rilievo della storia dell'arte contemporanea americana, come Willem De Kooning, Carl Andre e Frank Stella, donate dagli stessi artisti in occasione del terremoto che colpì il Friuli nel 1976.
Il complesso cinquecentesco di Casa Cavazzini è stato ristrutturato sulla base di un progetto dell'architetto Gae Aulenti. I lavori di ristrutturazione hanno portato alla luce alcuni straordinari affreschi risalenti alla seconda metà del Trecento. Sono inoltre visibili le tempere murali eseguite nel 1938 da Afro Basaldella.
tratto da https://www.turismofvg.it/musei/casa-cavazzini-sede-del-museo-di-arte-moderna-e-contemporanea
https://www.conservatorio.udine.it/
Affacciato su piazza I Maggio, palazzo Ottelio è stato costruito per volontà del patrizio veneziano Andrea Dolfin del Banco, con ogni probabilità attorno al 1550. Qualche anno più tardi dalla sua costruzione, poi, vennero realizzate importanti opere di abbellimento e decorazione. Nel 1656 divenne proprietà della famiglia Ottelio. Dopo il 1808 questo stabile fu trasformato in ospedale militare. Per un secolo circa, poi, si sa solo che, divenuto ormai proprietà comunale, fu adibito a lavanderia militare e a locale di disinfezione durante la prima Guerra Mondiale. Nel 1920 l’ex casa Ottelio trovò la sua sistemazione definitiva con la destinazione a sede dell’Istituto Musicale. La sua architettura è semplice e lineare e l’elemento di maggior spicco della facciata è rappresentato dalla bella trifora serliana con i due fornici laterali architravati e quello centrale ad arco, completata da una balaustra in pietra che, sostenuta da quattro robuste mensole, sembra quasi schiacciare l’austero, semplice portale sottostante.
tratto da https://www.telefriuli.it/cronaca/per-una-sera-palazzo-ottelio-ha-aperto-le-porte-ai-cittadini/
Torre di Santa Maria 1295 - 1463
La prima notizia che abbiamo della Torre di Santa Maria è del 1379, in riferimento alla costruzione delle porte della torre, che apparteneva alla quarta cinta di mura che proteggevano la città di Udine. La torre, con tanto di ponte levatoio, aveva allora una funzione di baluardo. In città restano tracce o notizie di cinque cerchie di mura che hanno protetto il centro storico nel corso della sua storia dopo il terrapieno del castelliere (età del bronzo).
La quarta cinta muraria si aggiunse sui lati nord-ovest e sud (a tratti e in anni diversi), racchiudendo i borghi Superiore, Cascanan, Poscolle e Grazzano. Di questi tratti sopravvive la porta (o torre) di S. Maria (o Torre dei Torriani), inglobata in un palazzo signorile posteriore con un muro di definizione del compendio, su via dei Torriani, coronato da una merlatura con in sommità un ritmo costante di sfere di pietra.
La Torre, adibita inizialmente a funzioni difensive e di collegamento fra esterno e interno della città, divenne in seguito abitazione privata, ceduta dal Comune in affitto a privati cittadini, e quindi, più recentemente, negozio, bottega d’arte, nonché, negli anni ’80, “Museo della città”.
tratto da https://www.lavetrinadellingegno.it/torre-di-santa-maria/
Edificio di quattro piani in muratura a vista, realizzato ad angolo tra le Vie Zanon e dei Torriani. Il prospetto principale (su Via Zanon) presenta al piano terra un'ampia apertura ad arco, al primo livello una trifora costituita al centro da un'apertura ad arco e alle estremità due fori parzialmente tamponati e trasformati in finestre. Al terzo livello una copia di finestre ad arco è sormontata all'ultimo piano da una fila di quattro finestre che si ripetono su tutte le facciante della torre
tratto da https://catalogo.beniculturali.it/detail/ArchitecturalOrLandscapeHeritage/0600008034
Teatro Maurensig - Feletto Umberto
Il Teatro comunale “Paolo Maurensig” è un capolavoro di innovazione, design e sostenibilità, concepito per offrire un’esperienza sensoriale senza precedenti. Situato a Feletto Umberto, nel cuore di Tavagnacco, questo spazio d’eccellenza si distingue per la sua architettura dinamica, per le attrezzature all’avanguardia e per la tecnologia immersiva.
Uno dei primi teatri in Italia ad integrare sistemi di proiezione permanenti, il Teatro comunale di Tavagnacco “Paolo Maurensig” ospita una vasta gamma di eventi: spettacoli teatrali, concerti, installazioni artistiche, conferenze ed eventi didattici, offrendo esperienze sensoriali che vanno oltre la tradizionale fruizione culturale.
https://www.fondazionebon.com/teatro-paolo-maurensig/
Il Museo Friulano di Storia Naturale conserva importanti collezioni naturalistiche con oltre un milione di reperti, vero compendio della storia naturale del Friuli. Il materiale conservato è oggetto di studio continuo da parte degli operatori del Museo e di specialisti nelle varie discipline naturalistiche. In quest’ottica vengono mantenuti costanti rapporti di collaborazione e contatti con studiosi, istituzioni e università, sia italiani che stranieri, nonostante la sua sede espositiva sia attualmente chiusa al pubblico.
Dopo molti anni è stata individuata una sede espositiva che permetterà di riavviare le attività didattiche e programmare l’allestimento. Il Museo potrà così divenire un centro di attrazione culturale e turistica, ma anche di scienza e innovazione.
Il Museo Friulano di Storia Naturale intrattiene da molti anni rapporti di stretta collaborazione con gli altri partner del progetto GeoTrAC: fornisce infatti consulenza scientifica alle istituzioni museali di proprietà delle due Unioni Territoriali, e porta avanti studi e ricerche specifici con il Geopark Karnische Alpen, il Museo di Scienze Naturali di Bolzano ed il Servizio Geologico della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.
https://www.museofriulanostorianaturale.it/index.php